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L’Avventura

  • Immagine del redattore: Filosofia di Bene
    Filosofia di Bene
  • 14 nov 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

“Non uscire da te stesso, rientra in te: nell’intimo dell’uomo risiede la verità” (Agostino)

Come è evidente, io amo scrivere. Da anni compilo diari, raccogliendo citazioni e, soprattutto, riportandovi le mie riflessioni. Da qualche tempo, ho poi deciso di avviare questo blog oltre che per divulgare alcuni contenuti fondanti la mia professione di counselor filosofico, anche per condividere con gli altri determinati spunti e cercare di aprirmi al Dialogo non solo interiore, ma anche con l’Altro. Tuttavia, il movente principale è sempre lo stesso: entrare dentro di me, raccogliermi in me stessa e cercare di capire. Di comprendermi, notando che a me serve tantissimo per chiarificare nodi apparenti, scacchi cognitivi e cercare di dipanare la matassa entro cui, spesso, rimango imbrigliata. E, ogni volta, è una piccola avventura: so da cosa parto, ma non so dove arriverò.


C’è tutta una tradizione filosofica che, da Marco Aurelio a Pascal, da Montaigne a Cioran, vede nell’autobiografismo una fonte di ricerca incessante della Verità che ciascuno di noi custodisce.


Noli foras ire!, esorta Agostino, che – con le Confessioni – ci consegna il viaggio di un’anima, verso una mèta: Dio. La cosa interessante è che, nonostante il tèlos e i voti cui era tenuto in quanto uomo di Chiesa, domenicano di formazione, il suo viaggio passi attraverso la terra e il mondo, sempre consapevole della complessità dell’uomo, creatura finita, soggetta alle tentazioni della carne (che lui stesso aveva provato in gioventù prima della conversione) e sempre tesa tra la scelta dell’essere e del non-essere. Ecco perché siamo inquieti, per Agostino.


Roberta De Monticelli, filosofa che si è occupata a lungo del pensiero agostiniano, sostiene che

“Agostino è il primo pensatore che assume l’esistenza di un uomo, in carne ed ossa, come base sperimentale per il pensiero. Il pensiero deve trovare la sua verifica nella vita di un uomo; la vita di un uomo che è intesa come avventura cognitiva”.

L’avventura cognitiva. Siamo lontani dalla concezione greca secondo cui la conoscenza debba essere slegata dai tormenti delle passioni e dalle brame della carne, nella continua tensione al raggiungimento dell’atarassia e – quindi – conoscenza impersonale; per Agostino la conoscenza è invece entrare dentro di sé per quello che siamo e scegliere, quindi una conoscenza personale. Sempre la De Monticelli, spiega come segue tale connotazione personale della Verità che ciascuno di noi custodisce:

“Per Agostino, noi siamo pienamente responsabili della nostra Finitudine. Ma c’è qualcosa in più: la Finitudine, la Morte dell’uomo viene personalizzata. Le Confessioni iniziano così: «Ognuno di noi porta dietro la sua Morte». Ognuno è responsabile della sua propria morte. Ognuno, vivendo, a suo modo muore. E questo è implicito in ogni singolo momento della nostra esistenza, non solo a livello biologico, ma anche dell’esistenza intellettuale e morale; perché ogni momento di questa esistenza è, per Agostino, scelta, decisione: in ogni momento – dalla decisione più banale a quella più sublime – noi scegliamo, in definitiva, tra il diavolo e il buon Dio, o meglio, tra l’essere e il non-essere, tra l’Eterno e il Tempo. Quindi fra l’essere autosufficiente, auto-consistente e necessario e l’essere contingente, finito, transeunte, dipendente. Scegliendo tra questi due poli – l’essere e il non-essere, noi facciamo la nostra vita, facciamo noi stessi”.

Al di là della finalità della riflessione agostiniana (la tensione a e la scelta dell’eterno), possiamo prendere ad esempio la sua pratica di auto-indagine. Effettivamente, la nostra vita si svolge attraverso scelte continue che, se ben effettuate, ci portano vicini a noi stessi (il nostro Essere), se invece infelici ci allontanano da noi stessi, portandoci alla deriva del non-essere, dove la nostra Finitudine non trova senso, bensì vuoto e mancanza di significato. Riflettere, mediante la pratica dell’autobiografismo, può essere un ottimo strumento per considerare le nostre scelte, le azioni cui hanno portato e le conseguenze sortite. È un'occasione di auto-verifica, oltre che un bilancio cui dovremmo allenarci per comprenderci meglio e conoscerci sempre di più. Rileggersi, poi, a distanza di tempo, ci permette di cogliere i fili rossi della nostra esistenza, ripercorrendo le tappe del viaggio che, sino a quel momento, abbiamo portato avanti. Possiamo avventurarci dentro di noi e far emergere la Verità che custodiamo, che non è altro che la nostra visione del mondo, il pilastro su cui si regge la nostra concezione dell’esistenza e il significato che le diamo.


Oggi possiamo attendere a questo esercizio non solo al riparo sicuro della nostra stanza, ma anche scegliendo eventualmente di condividere le nostre riflessioni con gli altri, avvalendoci oculatamente degli strumenti che la rete ci offre; blog (tipo questo), o post sui diversi social media spesso raccolgono riflessioni che si aprono all’Altro, chiedendo un appello implicito alla riflessione comune. Proprio perché sappiamo quanto sia importante, al fine della conoscenza di noi stessi, confrontarsi con gli altri. Abbiamo tanti strumenti per entrare in noi stessi, optando per un diario o per un post che ci apre (ed espone) allo scambio con il mondo esterno. Ognuno può rintracciare il proprio modo per avventurarsi dentro di sé.

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“Nessuno di noi abita il mondo, ma tutti abitiamo esclusivamente la nostra visione del mondo. E non è reperibile un senso della nostra esistenza se prima non perveniamo a una chiarificazione della nostra visione del mondo, responsabile del nostro modo di pensare e di agire, di gioire e di soffrire. Chi si rivolge al counseling filosofico non è malato, è solo alla ricerca di un senso”.

– Umberto Galimberti –

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