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Il "limite" come esperienza di vita

  • Immagine del redattore: Filosofia di Bene
    Filosofia di Bene
  • 10 mag 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 31 ago 2020

“L’interesse alla morte e alla malattia, ai fenomeni patologici, alla decadenza non è che una variata espressione dell’interesse alla vita, all’uomo, come dimostra la facoltà umanistica di medicina: chi s’interessa ai fatti organici, alla vita, s’interessa in particolare alla morte; e potrebbe essere oggetto di un romanzo avente per tema la formazione spirituale dell’individuo, mostrare che l’esperienza della morte è infine un’esperienza di vita, e che conduce all’uomo”.

Ne La montagna incantata (1924), Thomas Mann ci ricorda come il concetto di "limite" sia cifra della nostra Esistenza. Limen è "confine", ma anche - in alcune accezioni - "dimora". Infatti nel limite sostiamo, in quanto la nostra vita è delimitata da due confini estremi, quello della morte e quello della nascita: la nostra esistenza è, dunque, circoscritta, connotata dalla Finitudine. Per cui il Tempo è il dipanarsi della nostra libertà, inscritta nella necessità.

A tal proposito, anche Karl Jaspers ci ricorda che:

noi non viviamo immediatamente nell’essere, perciò la verità non è il nostro possesso definitivo, noi viviamo nell’essere temporale, perciò la verità è la nostra via”.

Oggi tutti viviamo, a causa dell'essere-gettati-nella-pandemia, una "situazione limite", ossia quello che proprio l'Autore di Psicologia delle visioni del mondo (1950) intendeva come unica possibilità per sperimentare la trascendenza dell'Essere: quelle situazioni che ci pongono al cospetto della nostra limitatezza e che ci fanno esperire in scacco. Sofferenza, malattia e morte. Attraverso l'accettazione di questa cornice entro cui ciascuno di noi vive, possiamo riconquistare noi stessi: proprio al cospetto dello specchio di fronte al quale il limite ci pone.

Per cui, senza retorica, possiamo sfruttare questo periodo di quarantena anche per fare un bilancio delle nostre esistenze, cogliere l'occasione per guardare dentro noi stessi e dialogare interiormente, al fine di far emergere e comprendere se stiamo ben sfruttando l'unico spazio di libertà di cui disponiamo: la vita stessa.

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“Nessuno di noi abita il mondo, ma tutti abitiamo esclusivamente la nostra visione del mondo. E non è reperibile un senso della nostra esistenza se prima non perveniamo a una chiarificazione della nostra visione del mondo, responsabile del nostro modo di pensare e di agire, di gioire e di soffrire. Chi si rivolge al counseling filosofico non è malato, è solo alla ricerca di un senso”.

– Umberto Galimberti –

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